ANTONELLA MARINO su: la Repubblica, Bari, 27 aprile 2007

27 apr 2017

Il Vov Barsetti, classico liquore, all’uovo, e il miele Ambrosoli, con un’obbligatoria ape tra i vasetti. E ancora: la cera Zic Zac per pavimenti, la mitica Idrolitina, marca Irdiz; la caramella Doufur, tormentone di tanti caroselli (vale per chi ha varcato gli anta). Insieme con i cappelli Vimar, la lampada Osram, i gelati Motta e altri prodotti d’annata (e non) compongono il personale album di disegni pubblicitari di Aguinaldo Perrone, in esposizione nel megastore Feltrinelli a Bari. Perrone, in arte Aguin, è barese e di professione in realtà fa l’avvocato, con una passione non celata per le espressioni artistiche, di cui è anche collezionista. La sua vena creativa si esprime attraverso una libera interpretazione di marchi noti e meno noti, veri o inventati, che costituiscono il pretesto più o meno diretto per liberare un segno prensile e sintetico, e dar forma lieve a immagini di fantasia in cui lettere e figure procedono in stretto accordo. Nei disegni rigorosamente in rosso e blu, le lettere si fanno architettura, si spazializzano tra abbozzi di figure appena accennate, stelline spumeggianti e oggetti , deflagranti. C’è chiaramente il ricordo e forse la nostalgia per una stagione, tra fine Ottocento e primo Novecento, in cui artisti e pubblicitari andavano a braccetto fino a sovrapporsi, per cui moti artisti si cimentavano con l’illustrazione e i manifesti entravano nei musei. Toulouse Lautrec, ma anche Manet o Bonnard, riletti attraverso il filtro essenzializzante delle avanguardie storiche, il Futurismo e Depero in particolare. Sono questi i referenti non dichiarati di Perrone. Non tanto sul piano formale, che pure risente delle sperimentazioni verbo-visive del modernismo, quanto su quello ideale: come esempi, cioè, di una creatività a tutto campo, che scende dal piedistallo e non disdegna di misurarsi con la sfera commerciale e di infiltrarsi nel contesto quotidiano.