Pietro marino su Chiedete la luna

11 ott 2017

Sono pochi i libri che aiutano i bambini (ma ne avrebbero bisogno anche gli adulti) a decodificare il linguaggio pubblicitario, a capirne e a smontarne i meccanismi pervasivi e invasivi di condizionamento. Chiedete la luna e la otterrete. La pubblicità diventa un ammiccante invito a possedere l’impossibile, facendoci ritenere come necessari bisogni effimeri: l’ultimo modello di cellulare, il tablet dell’ultima generazione, le scarpe o i vestiti firmati. Nella società dell’avere i giovani sono privi di difese e i bambini sono considerati come una categoria di consumatori, forse una delle più importanti.

Ecco perché, in un’epoca di consumismo sfrenato, decodificare la pubblicità è un’operazione culturale di assoluta importanza. Significa contrastare l’omologazione e il conformismo. Significa dotare i giovani di strumenti critici che consentano loro di acquisire la consapevolezza delle regole di funzionamento del mercato che influenzano le nostre azioni. Significa far comprendere che la libertà di scelta è solo apparente e che scegliamo solo ciò che ci viene suggerito o imposto dalla pubblicità. Significa infine sviluppare una sensibilità sociale.

E’ questo l’obiettivo che si è prefisso l’amico Aguinaldo Perrone, in arte Aguìn, artista e collezionista di immagini pubblicitarie. Stimolato e suggestionato proprio dalle immagini che andava collezionando, Aguìn ha iniziato il suo percorso creativo di ricerca che lo ha portato ad esporre i suoi lavori alla Biennale di Venezia: un percorso che, con “dolcissima naturalezza”, ci indica la sua personale concezione della pubblicità.

Se poi questa operazione di decodifica viene condotta, come nel nostro caso, attraverso una rivisitazione e una riproposta degli stilemi futuristi, assume anche una indubbia valenza artistica che si inserisce nella recente riscoperta e rivalutazione dell’estetica del Futurismo: una tendenza presente oggi – come ho avuto modo di dimostrare – proprio nella letteratura per i ragazzi. L’esempio più recente è un libro edito da Orecchio Acerbo di Roma, Effetti d’un sogno interrotto, un racconto fantastico di Luigi Pirandello che è stato illustrato dalle visionarie immagini di Michele Rocchetti, create attraverso una sintesi di prismi e di figure piane tra cubismo e futurismo.

Del resto molte delle indicazioni proposte da Marinetti con la sua rivoluzione tipografica sono entrate oggi nella letteratura per ragazzi. Basta prendere un qualunque libro di Orecchio Acerbo, Corraini, Topipittori, Edicolors o Lineadaria per rendersene conto. “Noi useremo in una medesima pagina tre o quattro colori diversi di inchiostro, e anche 20 caratteri tipografici diversi, se occorra. Per esempio corsivo per una serie di sensazioni simili o veloci, grassetto tondo per le onomatopee violente, ecc. Con questa rivoluzione tipografica (…) io mi propongo di raddoppiare la forza espressiva delle parole”. Così scriveva Marinetti nel 1913. Oggi negli albi illustrati per bambini si utilizzano più caratteri tipografici diversi. Cambia il corpo di alcune parole e di alcune frasi. Cambia la loro disposizione e il loro orientamento spaziale sulla pagina. Proprio per sottolineare quella forza espressiva delle parole di cui parlava Marinetti.

E ancora: è sempre più frequente l’impiego delle onomatopee che Marinetti propose a partire dal 1914 quando diede alle stampe il suo celebre Zang Tumb Tumb, primo volume interamente composto secondo i criteri delle tavole paroliberiste; e l’uso del doppio sostantivo (“Ogni sostantivo deve essere seguito dal sostantivo cui è legato per analogia. Esempio: uomo / torpediniera; piazza / imbuto)”. Penso allo splendido componimento di Roberto Piumini dove la nascita di Pinocchio viene presentata attraverso una sequenza di nomi e attraverso l’impiego delle onomatopee: “Abete pioppo larice pino / sega raspa pialla martello / Vra vra vra / Visc visc visc / Tic tac toc / Tic tac toc / Tic / Piedi stinchi tronco braccia / Mani collo bocca orecchie / Occhio occhio / (Mastro Geppetto stanco) / Pinocchio". Penso ancora alle Poesie / fumetto di Pietro Formentini.

Il futurismo mostrò un grande interesse per il settore pubblicitario a partire dagli anni Venti dello scorso secolo, con una produzione diversificata che comprendeva cartelloni, allestimenti, vetrine e pubblicazioni pubblicitarie. Con il futurismo la réclame diventa arte, arte di massa, “arte viva, moltiplicata e non isolata e sepolta nei musei”. Protagonista di questa autentica rivoluzione è sicuramente Fortunato Depero, ma tanti altri artisti futuristi si cimentarono nella cartellonistica: da Balla a Prampolini, da Crali a Farfa, a Pozzo, a Galletto, a Munari, per citarne solo alcuni.

L’arte del manifesto pubblicitario futurista è – lo abbiamo visto - il principale riferimento dell’opera di Aguinaldo Perrone. Quelle immagini, quei manifesti costituiscono per lui un’autentica rivelazione. Comincia a disegnare. E scopre, con le prime mostre, che quelle sue immagini incuriosiscono e divertono il pubblico.

Anch’io sono rimasto folgorato dalle immagini di Aguinaldo Perrone. Per la loro straordinaria forza espressiva e comunicativa e per l’attualità e l’importanza del messaggio che l’artista sa trasmettere. I suoi omini curiosi, sorridenti, appena abbozzati, definiti da una sola linea spesso interrotta e che assumono la forma delle lettere; le sue geometriche composizioni; l’integrazione perfetta tra parole e figure; la sua capacità di rivisitare con intelligente ironia il linguaggio pubblicitario, ci proiettano in un universo giocoso e ludico, poetico e surreale. Mi piace definire Aguìn il poeta della pubblicità.

Mi interessava soprattutto la riscoperta, la reinvenzione della cartellonistica futurista che Aguìn propone nella sintesi pubblicitaria di immagini e parole e che si ricollega al paroliberiberismo. In quelle lettere rigorosamente disegnate a mano e riempite di colore. Di blu, di azzurro e di rosso. I suoi colori. Non ne troviamo altri nelle tavole di Perrone. Le sue immagini mi hanno immediatamente ricondotto a uno splendido albo di Richard Mc Guire edito da Corraini di Mantova: The Orange book. 1,2…14 arance: un libro sui numeri che il grande artista sviluppa sul gioco arance frutto / arancio colore, interamente illustrato al tratto in bicromia azzurro / arancio: le stesse scelte grafiche e iconiche di Aguin.

Aguinaldo rappresenta un caso abbastanza anomalo se non unico nel panorama dell’illustrazione contemporanea proprio per il suo deciso legame al futurismo. La scelta rigorosa di due colori, il rosso e il blu, su sfondo rigorosamente bianco che rimandano a Fortunato Depero ma anche a Giacomo Balla (Penso alla copertina dello spartito per pianoforte di Nino Formoso, Ti-ta-tò) accompagna la produzione dell’artista. Aguìn reiventa e reinterpreta con gioiosa ironia marchi noti e meno noti, scava nella sua personale memoria pubblicitaria: l’omino in pigiama che dorme sulla scritta Permaflex; la Carmencita realizzata nello studio di Armando Testa, Calimero, il pulcino nero, ideato da Carlo Perogat Peroni. Personaggi di “Carosello” che hanno influenzato in modo determinante l’immaginario di diverse generazioni. L’attenzione del pubblico era concentrata sul personaggio e sulla sua storia piuttosto che sul prodotto.

Ecco. E’ stata questa pubblicità, tipica espressione dei cartellonisti degli anni ’60 a guidare la creatività di Aguinaldo Perrone. Egli stesso lo dichiara in un importante contributo ed è così che

diventa un grande protagonista della comunicazione visiva. La forza di un manifesto pubblicitario sta nel far sorridere con divertente ironia. “Le reclame devono far sorridere. Sta lì la loro forza”. Ridiamoci su… Solo così si può davvero scegliere e non essere scelti.

Ho subito proposto ad Aguìn di lavorare con quelle immagini ad un libro per bambini che raccontasse loro la pubblicità e che li aiutasse a comprenderne i meccanismi di funzionamento attraverso l’ironia, la poesia, il gioco. Aguìn si è dimostrato immediatamente entusiasta dell’idea.

Ci mettiamo al lavoro. Progettare il libro non è facile: si trattava intanto di selezionare ventidue tra le tante immagini pubblicitarie che Aguin aveva già realizzato e magari di prepararne di nuove, più adeguate all’ipotesi narrativa di un testo che restava da pensare e da scrivere.

Aguìn riflette sulla storia. Sceglie come protagonista un bambino, Artù, che prima di addormentarsi nel suo letto guarda la luna piena riempire di luce la stanza, nonostante le tapparelle abbassate montate la mattina stessa dall’operaio della ditta Lunar. “Chiedete la luna: esigete tapparelle Lunar!” (Si noti il bellissimo gioco di parole) recitava lo slogan del manifesto affisso per le strade della città. Artù ripensa a quel manifesto che lo aveva fatto divertire e chiama il padre. Proprio attraverso il dialogo tra il bambino e il padre, Aguìn esprime in modo perfetto il pensiero infantile, la curiosità e la capacità dei bambini di osservare il mondo e le cose. Quello sguardo bambino capace di leggere il grande libro della natura e degli uomini. Quello sguardo che vede anche con gli occhi della mente, come avrebbe detto Antonio Ferrara.

“Vogliono farmi credere che oscurare la notte sia un vantaggio”. Ecco: il messaggio viene decodificato. Il pensiero diventa critico e divergente e il bambino inizia a dubitare della persuasione che il messaggio pubblicitario intendeva dare.

Su suggerimento del padre inizia a sognare. Qui la struttura del libro si fa iterativa. In ogni pagina un sogno diverso e per ogni sogno una pubblicità: bevande, cibi, abiti, ombrelli, caramelle… Dieci sogni per altrettanti racconti che si concludono con un desiderio: quello di diventare un artista. E’ stato il sogno di Aguìn. Ma può essere il sogno di tutti i bambini (e perché no, anche di tutti gli adulti) che leggeranno questo libro. Il desiderio di essere creativi. “Un bambino creativo è un bambino felice” scriveva Bruno Munari. E anche la pubblicità può essere creativa. E’ questo che vuole dirci Aguinaldo.

La notte e soprattutto la luna sono due elementi centrali e ricorrenti nella poetica di Aguinaldo. Li ritroviamo in molti dei suoi disegni: una luna che sorride e ammicca al lettore in una notte ricca di suggestioni. Ritroviamo qui il senso più profondo dell’arte come linguaggio delle emozioni. Scrive Perrone:

“E’ notte. I palazzi dormono sotto la luce calda della luna. Le suggestioni della notte, delle cose

che amo di più mi corrono incontro. Non finirò mai di disegnare le mie emozioni, tracce del

mio vivere inquieto alla ricerca dei pensieri continuamente spettinati delle vicende della mia vita”.

E’ questo l’incipit che Aguìn sceglie per il suo racconto: un incipit scritto nel 2006 e riportato con scrittura a mano in inchiostro blu sul Catalogo monografico dedicato all’artista nel 2009.

Abbiamo discusso a lungo anche sulle immagini. Aguìn ama il segno grafico dinamico ma privo di campiture cromatiche. Abbiamo discusso su possibili riempimenti di colore che potessero portare a una plasticità delle tavole con un maggiore equilibrio tra pieni e vuoti. In poco tempo il libro era pronto. Lo rivediamo insieme. Concordiamo insieme l’impostazione grafica, scegliamo il formato, la carta. Tutto avviene a casa di Peppino Piacente, responsabile della Secop edizioni di Corato (Bari) che mi ospitava nelle mie frequenti incursioni in terra di Puglia. Peppino vede il lavoro e ne è entusiasta. Vuole essere lui a pubblicarlo.

Aguìn smonta gli ingranaggi della macchina pubblicitaria, li decompone nelle loro parti costituenti e li restituisce ai nostri occhi trasformati in micro sequenze narrative. Libera le parole e libera i segni che vanno a ricomporsi sulla pagina a definire un progetto di comunicazione visiva in cui si esprime una pubblicità creativa, ancora libera dalle pressioni e dai condizionamenti imposti dalla globalizzazione dei mercati e dalle potenti lobby delle multinazionali.

La pubblicità oggi crea invece una visione del mondo basata sul cinismo, l’insoddisfazione e le passioni momentanee scrive Jean Kilbourne. Le vittime sono proprio i bambini condizionati a diventare consumatori indiscriminati di merci alla moda. “Omologhiamo i bambini perché rispondano agli interessi di mercato delle grandi imprese”, scrive Jack Zipes. Un consumismo sfrenato orienta e determina i gusti, le scelte, gli acquisti, e lo stesso modello di vita di adulti e ragazzi dominato dai principi del loisir, dell’edonismo, del divertimento. La nostra è una società dove gli interessi economici vengono al primo posto ed i bisogni sono indotti. Una società che, come ha osservato ancora Zipes, ha il controllo praticamente totale dei nostri desideri e che si caratterizza per la crescente omologazione e massificazione della vita infantile.

Aguìn ritiene che i suoi disegni siano “legati indissolubilmente a un tipo di comunicazione che non esiste più, messa da parte dalla moderna pubblicità, più immediata ma sicuramente meno duratura nella memoria del consumatore”. Eppure, in questo momento di crisi economica, forse c’è la possibilità di un ritorno ad una pubblicità creativa. Il ritorno in televisione di “Carosello” è il primo segnale di un tentativo di cambiamento.

Ecco perché è importante questo lavoro di Aguìn. Perché ci traghetta e traghetta i bambini verso una condizione di lettori consapevoli, sensibili all’arte e alla letteratura e soprattutto capaci di pensare con la propria testa.

LIVIO SOSSI

Docente di Storia e Letteratura per l’infanzia

Università degli Studi di Udine

Università del Litorale di Capodistria